Il paganesimo in tutte le culture

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    Paganesimo celtico

    Per Paganesimo celtico si intende l'insieme di tutte le credenze e pratiche del popolo dei Celti fino alla cristianizzazione. Le terre in cui era diffuso questo sistema religioso includono la Gallia, la Britannia, l'Irlanda, certe zone nei pressi del Danubio e la Galazia. Informazioni su questa antica religione ci giungono dalla mitologia, dalla letteratura grecoromana e dall'arte religiosa di cui sono stati rinvenuti parecchi esempi. Nel periodo della conquista dei territori celti da parte di Roma, avvenne anche un considerevole sincretismo tra la religione celtica e quella romana. Molte divinità furono identificate in entrambe le tradizioni con divinità della tradizione opposta. Lo stesso Giulio Cesare, nel De bello Gallico (52 – 51 a.C.) opera un'elencazione delle divinità celtiche associandole, per il loro patronato, alle divinità romane. Poco si sa delle credenze religiose legate alla teologia e alla cosmologia, nonché alla vita dopo la morte. Le usanze di bruciare cibo, armi ed effetti personali del defunto rende l'idea di una credenza nell'aldilà. I druidi, ovvero i sacerdoti, come afferma lo stesso Giulio Cesare insegnavano una dottrina che prevedeva la credenza nella reincarnazione, oltre che includente molti elementi astronomici e misteri sulla natura degli dèi. Gli irlandesi credevano in un paradiso chiamato Tír na mBeo, ovvero "la terra dei vivi", che collocavano in un mondo sotterraneo o su isole al largo nell'oceano. Questo paradiso veniva anche chiamato Mag Mell ("la terra del piacere") o Tír na nÓg (ovvero "la terra dei giovani"). Era considerata una dimensione caratterizzata dall'eternità, assenza di tempo, da cui dipendeva l'assenza della vecchiaia e di tutte le preoccupazioni dell'uomo che caratterizzavano la vita terrena. Ancora meno si conosce sull'escatologia della religione celtica. Era diffusa la credenza nella fine del mondo, caratterizzata dal collasso dell'universo (la cosiddetta "caduta dei cieli"). Il sacerdozio era una professione suddivisa in tre ordini: i druidi, i bardi e i vati; in alcune correnti erano presenti anche i fili, dei poeti mistici. Il culto, stando alle cronache grecoromane, non si svolgeva in templi, fino al periodo di contatto con l'impero, ma veniva praticato all'aperto, in particolare all'interno di aree boscose. Questa era la tendenza generale, sebbene gli archeologi abbiano trovato parecchie aree che ospitavano templi, in particolare in Gallia, anche risalenti a periodi antecedenti la conquista romana. La religione celtica era anche contraddistinta dal culto degli alberi, considerati sacri e permeati dallo spirito divino.


    Paganesimo egizio

    Il Paganesimo egizio fu la religione praticata dal popolo degli Egizi fino all'imposizione del Cristianesimo e successivamente dell'Islam. Ai tempi della prima diffusione del Cristianesimo, quando nell'Impero Romano stavano prendendo piede nuovi culti, anche il Paganesimo egizio, in una forma basata particolarmente sulla centralità della dea Iside, stava avendo una considerevole diffusione. In seguito, maggiormente in Egitto, con l'affermarsi della Chiesa copta, la religione tradizionale dimostrò una forte resistenza, dato che i fedeli ritenevano di possedere le prove per accertare il fatto che il Cristianesimo fosse una religione costruita traendo elementi dal Paganesimo; l'iconografia della Madonna risultava infatti talmente simile a quella della dea Iside da farla apparire agli occhi degli egizi come un'imitazione della loro cultura. Stessa cosa valse per altri elementi iconografici e per i Dieci Comandamenti, probabilmente tratti, già dalle tribù ebraiche, dalle quarantadue regole di Maat. La religione egizia era fondamentalmente enoteistica e panteistica, venerava cioè una pluralità di figure divine considerandole come le differenti forme di manifestazione di un'unica Sostanza divina, chiamata Netjer. Il divino veniva poi interpretato come espresso nella natura stessa del mondo. La vita dopo la morte veniva concepita in massima parte come un viaggio mistico verso una dimensione parallela, il Duat, prima di entrare nella quale l'anima del defunto veniva giudicata in base alle azioni commesse in vita. Probabilmente, in particolare tra gli ordini sacerdotali e le congreghe misteriche, era diffusa una credenza nella reincarnazione comune a molte religioni indoeuropee e iraniche.

    Paganesimo greco

    Si definisce Paganesimo greco la religione praticata nell'antica Grecia e diffusasi in seguito anche nelle aree limitrofe, nel sud Italia, fin dove si estesero i confini della Magna Grecia, e nelle colonie greche nel Mediterraneo occidentale, come Marsiglia, oltre che sulla costa egiziana. La religione greca influenzò pesantemente le origini del Paganesimo romano fondendosi con la religione etrusca, e in seguito diffondendosi e originando sincretismi nel periodo ellenistico. Una visione diffusa [senza fonte] fa risalire le origini del sistema teologico greco ad influenze esercitate dalle preesistenti culture sciamaniche dell'Asia centrale, che in un dato periodo si affermarono nella penisola balcanica assumendo come epicentro di diffusione la colonia di Olbia, in Scizia, a nord del Mar Nero. La religione greca possedeva una propria elaborata teologia e un corpus di miti che provvedevano ad esprimerla in forma allegorica; il culto era basato sulla venerazione e il voto all'interno di templi o in aree naturali, come i boschi sacri; agli dèi erano dedicate anche festività e giorni in cui si praticavano attività di ogni sorta, dalla recitazione, alle cerimonie religiose, ai giochi ginnici. Per coloro che non si accontentavano dei culti popolari, esistevano una serie di culti cosiddetti misterici che offrivano una comprensione più approfondita e concentrata della religione.


    Paganesimo mesopotamico

    Il Paganesimo mesopotamico è l'insieme delle credenze religiose sumere, assire, accadiche e babilonesi, diffuse nel Medio Oriente (precisamente nei territori dell'attuale Iran, Siria e Turchia) prima dell'espansione cristiana e islamica, e, antecedente a queste ultime, quella zoroastriana. Le divinità e la mitologia mediorientali influenzarono parecchio la mitologia biblica, ad esempio nell'episodio del Diluvio Universale, oppure nell'angelologia (il concetto di angelo deriverebbe in linea retta dalle tradizioni mediorientali e zoroastriane); e la mitologia greca, ad esempio in miti come quello in cui Inanna scende agli inferi, equivalente al mito greco che vede come protagonista Persefone. Le due divinità principali della religione mesopotamica erano Namma, la Dea Madre, e An (chiamato anche Marduk e Assur), il Signore del Cielo; agli dèi venivano consacrati templi (chiamati "case elevate" o "case del cielo") alla sommità degli ziggurat, che si trovavano nel centro delle città. La cosmologia mesopotamica era considerata come il sistema binario di opposizione di due principi cosmici, identificati con il maschile ed il femminile; per questo motivo un concetto diffuso era quello della ierogamia, da cui scaturiva una visione sacrale e mistica del rapporto sessuale tra l'uomo e la donna.


    Paganesimo nordico

    Il Paganesimo nordico è la religione che prima della cristianizzazione era diffusa in quasi tutto il nord Europa scandinavo, in Germania, in Islanda e in poche zone della Gran Bretagna. La teologia di questa corrente era di tipo politeistico, anche se non mancavano accenni di enoteismo; questo sistema si basava sulla credenza in due categorie di esseri divini, gli Æsir e i Vanir, spiriti dell'ordine cosmico, in opposizione ai Jötnar, le forze del caos. Secondo i pagani nordici tutto ciò che esiste è retto da Yggdrasill, l'albero cosmico, un concetto rintracciabile in molte tradizioni indoeuropee che sta a simboleggiare la forza mistica che lega tutto l'universo, potenza attiva e creatrice della Divinità. L'universo, sempre stando all'interpretazione pagana nordica, è inoltre retto dall'alternarsi continuo di ordine e caos, che continuerà sino alla fine del mondo, il Ragnarök, durante il quale l'equilibrio cosmico andrà perduto ed in seguito ritrovato, dando origine ad un nuovo universo. La religione nordica non possedeva un'organizzazione sacerdotale definita: il sacerdozio era ad appannaggio in particolare di sciamani derivati dalle tradizioni autoctone; questi sacerdoti potevano essere sia uomini che donne e venivano chiamati völva (o raramente sejdmen se erano individui di sesso maschile). Il culto si svolgeva all'aperto o all'interno di templi, di cui uno dei più importanti era il tempio di Uppsala, in Svezia, andato distrutto nel 1087 durante la cristianizzazione forzata.

    Paganesimo precolombiano

    L'insieme delle religioni praticate dai popoli centroamericani (Maya, Aztechi e Inca) fino al 1500, quando vennero totalmente spazzate via dalla cristianizzazione forzata, sono classificabili con il termine di Paganesimo precolombiano. La religione si basava su un forte riferimento alle forze della natura e sul concetto di dualità, tanto che all'epoca dell'invasione spagnola era in atto una riforma religiosa che stava portando ad un passaggio dal politeismo all'enoteismo. Questo nuovo sistema religioso vedeva come divinità unica e duplice Ometeotl-Omecihuatl (letteralmente "Nostro Signore" e "Nostra Signora", oppure "Signore e Signora della Dualità"), che si riteneva essere la Fonte divina, il principio che si manifestava attraverso l'emanazione di tutti gli altri dèi. In realtà più che una riforma religiosa si trattava di un vero e proprio ritorno alle origini, dato che in concetto di Dio enoteistico è accertato fosse già presente in tempi antichissimi. I sacerdoti rivestivano un ruolo fondamentale nella società precolombiana ed amministravano i culti che si celebravano solitamente nei pressi di grandi templi piramidali.

    Paganesimo romano

    Il Paganesimo romano fu la religione praticata a Roma e in tutti i territori dell'Impero Romano fino all'imposizione del Cristianesimo. Una delle peculiarità[senza fonte] della religio dei Romani è che essa era inscindibilmente legata alla sfera civile, familiare e socio-politica. Il culto verso gli dei era un dovere morale e civico ad un tempo, in quanto solamente la pietas, vale a dire il rispetto per il sacro e l'adempimento dei riti, poteva assicurare la pax deorum per il bene della città, della famiglia e dell'individuo. Altre due caratteristiche salienti della religione romana possono essere individuate nel politeismo e nell'estrema tolleranza verso altre realtà religiose. La ricchezza del pantheon romano è dovuta non solo al grande numero di divinità, siano esse antropomorfe o concetti astratti, ma anche al fatto che alcune figure divine fossero moltiplicate in relazione alle funzioni loro attribuite, come nel caso di Giunone. Una costante della religione romana fu anche la capacità di assimilazione nei confronti di altre religioni. Contestualmente all'espansione dell'impero il pantheon romano si andò arricchendo grazie all'importazione di divinità venerate dai popoli con i quali Roma entrava in contatto.

    Paganesimo slavo

    Con il termine Paganesimo slavo (o slavismo si intende l'insieme di credenze su cui era fondata la cultura religiosa degli antichi Slavi. Le sue origini risalgono alla fase di unità culturale, etnica e linguistica dei popoli abitanti le regioni nordiche dell'Asia, databile orientativamente dal Neolitico ai primi secoli dell'era attuale. Successivamente ebbe luogo un'espansione territoriale con conseguente differenziazione tra le varie popolazioni, che portò a cambiamenti, variazioni, modifiche, localizzazioni e ampliamenti della tradizione religiosa originaria. Nonostante ciò, il corpus primario è considerato patrimonio comune di tutti gli antichi slavi, che è di chiara derivazione indoeuropea. Si possiedono pochissime informazioni dirette sulla religione slava; la motivazione risiede nel fatto che questi popoli non possedevano una scrittura, che venne introdotta solamente insieme al Cristianesimo. La maggior parte delle notizie sulla religiosità precristiana nordasiatica ed esteuropea deriva, quindi, principalmente dagli scritti di missionari e cronachisti cristiani, fonti non sempre attendibili, poiché caratterizzate sia da un atteggiamento di frequente disprezzo e svilimento verso la materia trattata, sia da una commistione tra concezioni pagane e cristiane già in atto. Sulla teologia della religione originaria degli slavi esistono numerose teorie. Secondo Helmond, che in qualche misura riprende la testimonianza di Procopio, questi popoli erano caratterizzati da una diffusa concezione enoteistica. Il pantheon slavo sarebbe stato dominato da un dio principale, chiamato Perun (che approssimativamente significa "la luce"), considerato il principio divino emanatore di tutte le altre divinità; Perun possedeva inoltre molti toponimi, che venivano spesso utilizzati in alternativa al nome originario, quasi ad indicare un concetto di ineffabilità del Dio uno. Secondo diversi studiosi si trattava invece di una religione politeistica, con una compresenza di differenti divinità di uguale o paritetica importanza, tra cui venivano suddivisi funzioni e ruoli. Il pantheon sarebbe stato suddiviso in tre gruppi principali: divinità superiori che gestivano gli aspetti principali dell'universo, delle stagioni e del tempo; divinità legate alla guerra; divinità connesse alle attività umane e all'economia. Stando sempre alla visione enoteistica, pare che, similmente a vicine tradizioni asiatiche, quali il Taoismo, il principio divino fosse concepito come un'unità suprema che tendeva a scindersi in una polarità. Questa dualità di principi, corrispondenti grossomodo al concetto taoista di Yin e Yang, era la base della manifestazione di tutti il cosmo, e venivano personificati dalle due divinità di Perun e Veles (che per accelerare la cristianizzazione i missionari identificarono con il Dio cristiano e Satana): dalla loro interazione scaturiva la realtà, caratterizzata dall'eterna verità degli elementi in opposizione, come il bianco e il nero, il maschile e il femminile, il vuoto e il pieno. Non sono da escludere dunque influenze provenienti dalle religioni orientali (anch'esse di ceppo indoeuropeo dopotutto); un altro indizio di queste eventuali commistioni di concetti è il fatto che anche nel pantheon slavo siano presenti divinità rappresentate con molteplici teste, spesso tre, in analogia alle rappresentazioni della Trimurti induista, e in generale della triplice natura del divino, concetto rintracciabile in tutte le religioni indoeuropee e iraniche, da cui probabilmente il Cristianesimo trasse il suo concetto di Trinità.

    fonte : web
     
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